6. Al Ven. Clero e diletto Popolo della Diocesi.

6 Gennaio 1915

   

6 Gennaio 1915

 

 

 

 

Al Ven. Clero e diletto Popolo della Diocesi.

  Salute e benedizione dal Signore

 

 

 

V

olge oramai il quinto anno da che abbiamo intrapreso la prima visita Pastorale a questa dilettissima Diocesi, e ci sentiamo in dovere di dar mano subito alla seconda, per poter avvicinare tutti i nostri figli, ad intrattenerci con loro a trattare i supremi interessi di ogni cristiano, cioè la salute dell’anima e la gloria di Dio.

In altra Nostra precedente lettera abbiamo già detto quale sia stata la impressione da Noi riportata nella prima Visita: e ci siamo congratulati del molto bene che si va facendo nelle varie Parrocchie, lasciando anche intravedere il non poco che resta a fare, e che speriamo coll’aiuto di Dio, e colla fedele corrispondenza del Nostro Clero, si andrà compiendo nel corso di questa seconda Visita.

E prima d’ogni cosa, non certo per la Nostra povera persona, che poco vale, e nulla merita: ma per l’altissimo Ufficio che indegnamente riveste, ameremmo che fosse cura particolarissima d’ogni Sacerdote avente cura d’anime, l’istruire il popolo alle sue cure affidato sulla importanza della Visita del Vescovo; sull’augusto carattere di cui Egli è fregiato, sul ministero Apostolico che egli compie visitando i popoli: vorremmo che si parlasse della venuta del Vescovo, come dell’arrivo d’un padre che ama tanto i suoi figli, che desidera di conoscerli ad uno ad uno; che vuol portare consolazione e pace. Il Vescovo infatti altro non è che Colui a cui venne da Dio affidata la custodia del gregge: vero pastore di anime, che tutti vuol condurre a Gesù Cristo, e che per tutti vuol faticare, lavorare, sacrificarsi se occorre, affinché neppure uno ne vada perduto. Vogliamo che nel giorno della Visita ci siano presentati tutti i nostri figli: i bambini, i giovani, gli adulti, i vecchi, per poter a tutti rivolgere la nostra parola: vorremmo che si insistesse perché nel giorno della Visita nelle singole parrocchie il popolo si astenesse dai lavori per accorrere alla Chiesa, accostarsi ai SS. Sacramenti, e far festa a Colui che viene nel nome del Signore.

Nessuno deve ignorare primo fra i compiti assegnati dalla provvidenza alla sollecitudine dei Vescovi la diffusione e l’incremento della fede tra le anime: la sorveglianza perché non si infiltri l’errore: lo zelo perché possano tutti arrivare alla cognizione della verità. E siccome l’ignoranza delle cose necessarie alla eterna salute fu ed è sempre la causa del rilassamento nella virtù, e dell’aumento dei vizii: così ogni nostro interessamento è rivolto all’insegnamento della dottrina Cristiana. Ai piccoli ed ai grandi, alla gioventù ed alla età matura è necessario che sia impartito incessantemente questo cibo dell’anima. I sacerdoti a cui è affidata la cura delle parrocchie devono riconoscere come primo ed ineccepibile loro dovere lo impartire l’istruzione religiosa: sia ai piccoli come scuola della Dottrina Cristiana, sia ai grandi come Catechismo.

In questa seconda Visita Pastorale pertanto faremo colla massima diligenza la scuola della Dottrina in tutte le singole Parrocchie: e vogliamo conoscere con esattezza se detta scuola della Dottrina sia tenuta con regolarità nelle singole Domeniche e feste di precetto, fatta eccezione di quelle poche solennità a cui è stata accordata vacanza. Vogliamo sapere se in ogni Parrocchia si è avuta la sollecitudine di dividere in classi i ragazzetti e le bambine: vogliamo vedere se ciascun Parroco ha la nota esatta di tutti i bambini della Parrocchia dai 7 ai 14 anni, e se tiene conto di quelli che frequentano la dottrina, e di quelli che non intervengono. Vorremo anche sapere se siano stati ammoniti i genitori negligenti nel massimo dei loro doveri, che è quello di far istruire i propri figli nelle cose necessarie per la eterna salute. Si rammenti il Clero ed il popolo che a questa opera della dottrina Cristiana Noi diamo la massima importanza: e che da questo principalmente prenderemo la base per dare il nostro giudizio su tutta quanta la Visita.

Non dubitiamo punto, che, dopo le ripetute esortazioni da Noi iterate sia nei pubblici atti, che nelle private udienze, ogni Sacerdote avente cura d’anime avrà adempito scrupolosamente il proprio dovere nell’impartire agli adulti l’istruzione catechistica in tutte le singole Domeniche e Feste di precetto. Anche su di questo punto vogliamo essere informati con precisione. Ma vogliamo sapere ancora con quale ordine e metodo i curatori di anime soddisfino a questo loro importantissimo officio: quali libri adoperino per prepararsi a sì delicato lavoro: con quale premura e diligenza siano ascoltati dal popolo. Lo sappiano bene i fedeli; e lo tengano a mente che per vivere da veri cristiani non basta ascoltare un po’ di Messa alla festa, e non curarsi di altro; che anzi è di tanta importanza l’assistere al Catechismo, che coloro i quali abitualmente lo trascurano non possono tenersi sicuri in coscienza, e mettono a pericolo la propria eterna salute.

E poiché ai giorni nostri disgraziatamente, sotto l’apparente titolo di curare gli interessi materiali del popolo, i maestri dell’errore si aggirano per le Nostre Parrocchie a seminarvi il germe della incredulità e della ribellione ad ogni autorità divina ed umana, religiosa e civile: sarà cura d’ogni Parroco o di chi ne fa le veci di informarci con tutta sollecitudine se mai nel proprio popolo si vadano disseminando le detestabili teorie del Socialismo, e dell’anarchia: e di dirci tutto ciò che è stato fatto o si sta facendo per porre argine al dilagare d’un male, che apporta disastri irreparabili per la Nostra SS. Religione. Deve essere compito del Clero l’istruire il popolo anche su questo punto: il far comprendere come non al miglioramento materiale tendono i capi di queste sette condannate dalla Chiesa, ma a fare proseliti ai loro errori, per poter quando che sia col loro aiuto o delittuoso ed incosciente, rovesciare la religione ed ogni ordine sociale.

A stringere poi in un fascio le nostre forze religiose e morali, per poter con più facilità tener testa agli avversarii di Dio e della Chiesa, sia cura sollecita d’ogni Parroco istituire quanto prima un gruppo della Unione Popolare tanto raccomandata dal Sommo Pontefice, spiegando a più riprese e con insistenza lo scopo di questa Cattolica Associazione, la quale tende a formare di tutti i Cattolici d’Italia un esercito disciplinato, che sotto la vigile dipendenza dei capi approvati dalla Ecclesiastica Autorità, possa a tempo e luogo coi mezzi consentiti dalla legge, assicurare alla Chiesa la sua libertà d’azione sia ne campo della educazione dei figli, come in quello della famiglia, e della società intiera. Né si spaventino i parroci della difficoltà: saremmo ben lieti se in ogni Parrocchia si potessero avere anche una decina di associati: dal poco viene il molto: e colle scintille si sviluppa la fiamma.

Ma un’altra piaga, causa insieme e conseguenza dell’illanguidire della fede è necessario che con tutte le forze noi ci mettiamo a curare: vogliamo dire la dissolutezza ed il mal costume. Ci spaventa o Venerabili Fratelli, e figli carissimi, l’idea del dilagare di questo orribile male: ci fa fremere il pensiero di tanta gioventù che passato appena il periodo della fanciullezza, si abbandona senza ritegno a tutti gli incentivi del libertinaggio! Ai parlari incomposti, alle immodestie procaci dei primi anni, tien quasi sempre dietro un amoreggiare nefando, che protraendosi per lunghi anni, finisce col disonore, col delitto, o con un matrimonio imposto più dalla necessità di riparare allo scandalo, che dal desiderio di formare una famiglia col santo timor di Dio. Ed è diventata così frequente questa infamia, che perduto ogni pudore, gli stessi sposi, la credono un titolo per ottenere dispense dalle pubblicazioni, od agevolezze per contrar matrimonii senza le solennità volute dalla Chiesa. Né a tanto male si curano di rimediare i genitori, il più delle volte ciechi così da non veder nulla sui disordini dei propri figliuoli: o per lo meno così deboli e senza autorità da non saper a tempo mettervi riparo. Deve esser quindi cura sollecita d’ogni Parroco colle debite cautele, ma anche col santo zelo dell’Apostolo predicare, esortare, insistere affinché si comprenda la gravità di questo pessimo fra i peccati: mentre si conosce assai bene dall’esperienza che chi prima ha perduta la santità del costume, non va a lungo senza perdere anche la pratica della fede. Noi, da parte nostra, ricercheremo in questa Visita nelle singole Parrocchie quale sia il contegno della gioventù su questo punto: quale la cura dei genitori, quale la sollecitudine del Parroco perché sia serbata intatta la santità del costume.

Vorremo sapere se esistono i Circoli Giovanili cattolici dei maschi e delle femmine: se puntualmente almeno una volta al mese si tengano loro particolari conferenze, e più di tutto se si sia introdotta la bella pratica delle Comunioni generali della gioventù almeno ogni mese.

Poco però valgono le attenzioni Nostre e del nostro Clero, rivolte alla gioventù, se non sono gli adulti che diano il buon esempio. E prima di tutto conviene adoperare tutti i mezzi suggeriti dalla carità di Cristo per svellere fin dalle radici il detestabile peccato della bestemmia, così diffuso e così inveterato nel Nostro popolo. E’ un linguaggio d’inferno quello che tutto il giorno risuona sulle labbra anche di coloro che sembrerebbero buoni cristiani: e il Nome santo del Signore è trascinato nel fango, senza scrupoli e senza rimorsi. All’orrendo vizio della bestemmia va quasi sempre accoppiato il turpiloquio: e non si può intavolare una conversazione se non finisce in motti osceni, in allusioni turpi, in frasi ambigue, che stuzzicano le passioni nei grandi, e le risvegliano nei piccoli. Rammentino i fedeli, e lo ripetano i Parroci che Gesù Cristo ha sentenziato: Guai, guai a colui per cui avviene lo scandalo! E che merita affogato in mare chi dà a ai piccoli incentivo al peccato! Noi dal canto nostro, non cesseremo nella Nostra Visita Pastorale di inculcare ai fedeli l’obbligo di guardarsi da questi pessimi mali: ma ci raccomandiamo vivamente ai Curatori d’anime che non si stanchino mai di far capire ai fedeli che non può aspettarsi se non castighi terribili dal Signore chi continuamente lo provoca o colla bestemmia o col parlar disonesto.

Ma v’ha di peggio in qualche luogo, e assai di peggio: non è rispettata la santità del matrimonio, sia nella fedeltà giurata a piè degli altari: sia negli scambievoli uffici tra i coniugi. Sia effetto della ignoranza la più elementare delle verità della fede e dei divini precetti, o sia effetto di una malizia diabolica: il fatto è che non mancano esempi di nefandi concubinati, o fra gente che non curasi del matrimonio Cristiano, e lo differisce, vivendo intanto a mo’ de’ bruti: o peggio ancora fra gente legata da vincoli precedenti, e dimentica affatto che il legame del matrimonio non può esser disciolto giammai, se non colla morte del coniuge. Stiano bene attenti i Parroci per conoscere se nel loro gregge ci fosse esempio di un tanto disordine: e nella sacra Visita ce ne rendano informati, perché, per quanto lo permettono le circostanze, possiamo tentare ogni mezzo a porvi rimedio.

La missione del Vescovo è missione di pace: il saluto che egli rivolge ai suoi figli al principio della Santa Messa è Pax vobis: la pace sia con voi. E noi vorremmo nella nostra pochezza essere veri apportatori di pace dovunque rivolgiamo il piede secondo la espressione dello Spirito Santo: quam pulchri pedes evangelizantis pacem1 (quanto sono graziosi  i piedi del messaggero che annuncia la pace)! E la pace ci seguirà dovunque entreremo, se i figli nostri saranno ben disposti ad accogliere la nostra parola, come la parola dell’inviato di Dio: e se metteranno in pratica gli avvisi nostri. A questo proposito stiano bene attenti i Parroci che per opera dei ministri di Satana non si infiltrino fra i popoli loro affidati, sinistre prevenzioni: come quella così facile, che vien diffusa specialmente nei luoghi, ove si è introdotto il Socialismo, che il Vescovo sia contrario ai miglioramenti reclamati dai poveri, che sostenga i ricchi a danno de’ nulla abbienti, che si serva dell’Evangelo e della Religione a scopi meramente politici. Predicate alto alle vostre popolazioni che il Vescovo è padre di tutti, e che tutti ama di eguale amore: che la dottrina da lui insegnata è la dottrina di Colui che è venuto dal Cielo a portare la buona novella a tutti i figli degli uomini: e che se egli ha una preferenza, è per i poveri per i tribolati, per i meschini, secondo la espressione di S. Paolo2: Evangelizare pauperibus misit me (Mi ha mandato a portare ai poveri la buona novella). Informate il vostro Vescovo se mai nelle vostre Parrocchie vi siano malumori e discordie che dividono le popolazioni: dite quali ne siano le cause, affinché possiamo colla parola e coi buoni offici stringere nel vincolo della Carità di Cristo tutti i nostri figli: ne schismata sint inter vos (non esistano divisioni tra voi).

Ma la visita del Vescovo deve essere ancora stimolo perché dovunque sia tenuta col massimo decoro la casa di Dio. La pulitezza del tempio; il decoro dei paramenti, il nitore delle suppellettili sacre è indice della fede e della pietà del popolo, nonché dello zelo del Sacerdote. Non potremo mai lodare abbastanza la premura con cui moltissimi dei Nostri sacerdoti studiano tutti i mezzi e si impongono sacrifizi o per fabbricar a nuovo le Chiese diroccate, o per ristorare le cadenti, o per abbellire e ripulire quelle che sono in condizioni sufficienti. Benedetto quel prete il quale ha fatto della Chiesa la sua delizia, e dell’altare l’oggetto delle sue predilezioni! Dio lo ricolmerà d’ogni sua grazia e d’ogni più eletto conforto. L’esempio di questi sia stimolo a tutti gli altri: affinché al Nostro arrivo sia bella e decente la chiesa: pulito ed ordinato l’altare, monda la biancheria, ben messi e ben conservati i parati: e noi possiamo partire colla convinzione che primo pensiero del Pastore e del gregge è il nitore del tempio: Domine dilexi decorem domus tuae3 (O Signore, ho amato il decoro della tua casa)!

E perché più a lungo non si perpetui il barbaro costume invalso pur troppo, che in tanti luoghi alla morte del parroco sia spogliata la chiesa d’ogni suo arredo, e messo in vendita tutto ciò che il parroco stesso ha provveduto per la sua Chiesa durante la vita, colla scusa che ciò a lui apparteneva; ordiniamo che per la prossima Visita sia fatto a cura del parroco in doppio esemplare un esatto inventario di tutti gli oggetti appartenenti al culto, sia lasciati dagli antecessori sia fatti dal Parroco, o da lui acquistati: e che questo inventario sia sottoscritto dal Parroco, o da due parrocchiani di ottima fama e di distinta pietà dal Parroco stesso prescelti. Una delle due copie sarà conservata nell’archivio della Nostra Curia, e l’altra sarà tenuta nell’archivio Parrocchiale.

E dichiariamo fin d’ora che qualunque arredo sacro, dopo di essere stato benedetto diventa perciò stesso fuori di commercio, così che non si possa quindi innanzi, né vendere né distrarre dal servizio della Chiesa senza Nostra espressa licenza: così che incorreranno nella scomunica a Noi riservata tutti coloro che si azzardassero senza licenza Nostra di vendere o di comperare simili oggetti: né potranno essere assolti se non da Noi, o dal Nostro Vicario Generale.

Vogliamo sperare da ultimo che le stesse Autorità Civili dei luoghi ove andremo a compiere la Nostra Visita Pastorale gradiranno di accettare la Nostra Visita che fin d’ora in atto di ossequio ci proponiamo loro di fare: e ciò prima di tutto perché si conosca che il Vescovo prima d’ogni altro conosce il dovere di rispettare l’Autorità civile, la quale emana da Dio come l’Autorità Ecclesiastica, e vuole col proprio esempio eccitare i popoli a quella soggezione ed a quell’ossequio che deve essere il vanto di un ottimo cittadino. In secondo luogo poi perché, specialmente in questi tempi in cui si tenta di sovvertire assieme col religioso anche ogni ordine civile, conoscano tutti che le due Autorità Religiose e Civile si danno la mano scambievolmente nel procurare di comune accordo il vero bene degli uomini, che essendo composti d’anima e di corpo non devono mai scordare che per essere veri cittadini del cielo, bisogna dar prova di essere probi ed onesti cittadini anche della Patria terrena.

E colla speranza che Iddio benedica i Nostri propositi: e fecondi colla sua grazia il Nostro lavoro, auspice dei celesti favori impartiamo di cuore ai Nostri Ven. Fratelli, e dilettissimi figli la Pastorale Benedizione.

 

Dalla Nostra Residenza Vescovile il 6 Gen. 1915

 

X CARLO Vescovo

 

 

 

1    Isaia 52, 7

2     Luca 4, 18

3    Psalmus 25



 

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