21. Centenario di S. Veronica e Congresso Eucaristico

10 Marzo 1927

   

10 Marzo 1927

 

 

 

Centenario di S. Veronica e Congresso Eucaristico

Al Venerando Clero e al diletto popolo della Città e Diocesi:

Salute e benedizione dal Signore.

 

 

 

M

ai come adesso, ne sono certo, si sente il bisogno che nei nostri popoli si risvegli la pietà e la fede. L’indifferenza religiosa, piaga fatale dei nostri tempi, va prendendo sempre più piede tra i fedeli; e mentre il progredire delle scienze umane e delle arti rende più comoda ed agiata la vita materiale, in molti è trascurata, per non dire del tutto rituale e morale. Nella campagna come nelle Città; nei grandi stabilimenti come nelle officine dei piccoli centri; nella bottega dell’operaio come nello studio dell’artista; nel ritrovo del professionista come nel salotto del possidente; a tutto si pensa, di tutto ci si preoccupa, fuorché di Dio, dell’anima e della eternità. In molti luoghi, almeno fra di noi, è sopito quello spirito battagliero antireligioso, che nei tempi addietro combatteva la religione colla violenza, colla bestemmia e col sarcasmo; ed ha dato luogo a quella noncuranza ed apatia, che sotto l’aspetto di una tolleranza quasi affettata, fa più danno alla Fede, che non un’aperta persecuzione. E’ simile a quelle calme afose degli oceani, che, peggiori delle tempeste, tolgono il fiato al navigante e gli rendono impossibile di mandare innanzi la nave. Non si insulta il prete, ma non lo si avvicina; non si vuole abbattuta la chiesa, ma non vi si mette dentro il piede; non si deridono i Sacramenti, ma non vi si accosta mai. Guardate le nostre parrocchie; per la massima parte sono popolate di Cristiani Cattolici: ogni casa ha qualche segno di religiosità; si battezzano i bimbi, si vuole la benedizione pasquale, si desidera il prete al trasporto funebre. Ma quanti sono coloro che praticamente osservano i Divini comandamenti, i precetti della Chiesa? Quanti ascoltano la Messa nelle Domeniche, e rispettano i dì festivi? Quanti si prendono cura della istruzione religiosa dei loro piccoli, o sentono per conto proprio il bisogno della Divina Parola? Come sono frequentati i Sacramenti, specialmente dagli uomini e dalla gioventù? Come è rispettato il senso morale, come venerata la santità del matrimonio? Una sola è la preoccupazione della massima parte dei Cristiani d’oggi: godere la vita. Ciò che piace, si vuole; senza domandarsi se sia lecito o meno; ciò che non piace si sfugge, senza preoccuparsi se sia, o no, obbligatorio. Il dovere non si conosce più, la coscienza non è più regola di operare. Si vive senza pensiero dell’anima; e molti muoiono come sono vissuti. E quello che maggiormente spaventa si è che a questa indifferenza ci siamo abituati tutti; nessuno più anche tra i più buoni ne fa gran caso. Noi stessi Sacerdoti ci sentiamo a poco a poco affievolire lo zelo, e dopo di avere per qualche tempo faticato con poco frutto a smuovere questa massa inerte, ci adattiamo alle circostanze, e finiamo col persuaderci che il mondo va così, e che bisogna lasciarlo andare! (Se pure non arriviamo anche a trascurare i nostri doveri più sacri: a celebrare la S. Messa senza preparazione, senza divozione, senza attendere ai S. Riti, in fretta, senza ringraziamento; ad omettere il Vangelo spiegato, il catechismo agli adulti, la dottrina ai piccoli, la cura agli infermi; il decoro del tempio; a gironzare pel paese senza dignità, senza la veste sacerdotale; a trattare gli interessi temporali più con fare da mercanti che con riservatezza da ministri di Dio!)

A darci polvere negli occhi, accade che, data una circostanza straordinaria, vediamo accorrere folle di popoli a qualche funzione speciale, a qualche processione; ed allora ci consoliamo del nostro pessimismo esagerato, e diciamo: Vedi che non è morta la fede! Ma dovremmo pensare che quello è entusiasmo momentaneo, in cui ha gran parte la curiosità, e la novità della cosa; è come una manata di paglia, od un brandello di carta, buttata su di un fuoco quasi spento: dà una fiammata, e, se non si è pronti ad accostar nuova legna, immediatamente si spegne. Sì, è da ringraziare Iddio, se talvolta ci riesce a smuovere questa massa inerte, con qualche impulso inusitato; ma bisogna adoperarsi a tutt’uomo perché quell’istantaneo movimento non torni a vuoto; altrimenti si corre pericolo che un secondo tentativo riesca completamente inefficace. Bisogna cioè che tutti i buoni, Sacerdoti o laici, senza por tempo in mezzo, si adoperino con tutte le forze di cui dispongono, perché quel movimento continui,  e si veda col fatto un risveglio nella vita cristiana, che assicuri il buon esito della indovinata circostanza.

Ho voluto con questo esordio, Fratelli Venerandi e figli amatissimi, farvi comprendere quale sia lo scopo che Noi ci prefiggiamo nel dare il massimo impulso alle prossime solennità centenarie della Nostra grande Concittadina S. Veronica Giuliani, ed al relativo Congresso Eucaristico. Poco invero ci gioverebbe l’imporci tanti sacrifizi di lavoro e di borsa per allestire una straordinaria dimostrazione di Fede Religiosa, se questa non dovesse riuscire ad altro che ad una grande parata di luci, di canti e di processioni; se, spento l’ultimo fuoco, e dileguatosi il suono dell’ultimo canto, dovesse ogni cosa tornare allo stato di prima. E perché appunto così non avvenga, è di assoluta necessità accingersi dovunque a preparare le nostre popolazioni al grande avvenimento, col risvegliare in tutti i paesi, in tutte le parrocchie, in tutti i centri, la divozione verso la Santa, e l’amore a Gesù Sacramentato di cui essa fu l’apostola e la Vittima. E perché questa divozione e questo amore non possono albergare se non in quei petti che sentono la pietà e la Fede, fa di bisogno richiamare dovunque i fedeli al senso del loro dovere di Cristiani, colla potenza della Divina Parola, a cui Cristo ha promesso l’efficacia della conversione, coll’eccitamento alla frequenza dei Sacramenti, ed in ispecie della SS. Eucaristia, a cui, oltre alla grazia santificante, sono unite tante altre grazie necessarie alla perseveranza nel bene.

E’ pertanto nostro vivissimo desiderio che subito, col riaprirsi della buona stagione si moltiplichino i convegni di zona; preceduti, se è possibile, da almeno un triduo di predicazione in forma apostolica, in cui si richiamino alla mente dei fedeli le verità eterne, troppo dimenticate, ed i sacri doveri del cristiano, da tanti messi in non cale. E saremo lieti di potere Noi stessi partecipare, per quanto ce lo permettano le Nostre occupazioni, a questi convegni, per parlare faccia a faccia coi Nostri figli, ed eccitarli, come meglio potremo, al grande avvenimento, ed al fine che con esso ci proponiamo.

Come primo saggio di questo risveglio di preparazione, invitiamo di nuovo tutta la Diocesi al grande Pellegrinaggio e Convegno Eucaristico di Canoscio, che si terrà per la inaugurazione della Grotta di Lourdes, costruita sotto il Calvario, il giorno 25 Marzo prossimo, festa dell’Annunciazione di Maria SS.

In quel giorno, nella parrocchia di Canoscio ed in quelle limitrofe dispensiamo tanto dall’astinenza che dal digiuno, siano gli abitanti che i pellegrini o forestieri, nella santa speranza che essendo festa di devozione e non di precetto vi possano intervenire moltissimi fedeli, perché è festa della Madonna quasi da tutti i cristiani celebrata, e vi intervengano anche parecchi sacerdoti, che possono assentarsi dalla parrocchia non essendovi l’obbligo di udir la Messa.

Un devoto triduo di preparazione sarà predicato da un Missionario Oblato forestiero.

Alla mattina del 25 Marzo fin dalle prime ore vi saranno Messe e confessori, e la Comunione potrà servire anche come adempimento del precetto Pasquale.

Alle ore 9 vi sarà l’Ora alla Grotta; alle 10 convegni particolari; alle 11 Messa solenne coll’Esposizione ed Ora Eucaristica; alle 2 pom. Solenne processione.

Vogliamo sperare che questo solenne avvenimento dia un grande impulso agli altri convegni di Zona che si seguiranno nei varii luoghi, così che in tutta la Diocesi si senta quasi un bisogno della grande festa Centenaria che si svolgerà in Città dal 4 al 18 del prossimo settembre.

Intanto però sia cura di ogni buon parroco il prendere lo spunto da qualsiasi argomento per ricordare al suo popolo un brano o l’altro della vita mirabile di S. Veronica, specialmente ne’ suoi rapporti colla SS. Eucaristia; l’ardore con cui essa accostavasi a riceverla; lo zelo con cui ne procurava la gloria. Faccia in modo che non passi Domenica senza aver richiamato la solennità del Centenario, e l’importanza del Congresso; anzi prescriviamo che, o alla fine della S. Messa, o nell’impartire la Benedizione Eucaristica, venga pubblicamente recitata la preghiera già pubblicata per il Congresso stesso, dopo di avere fatto ben capire al popolo lo scopo ed il senso della preghiera stessa. A tutte le solennità o feste speciali che si fanno nelle varie chiese, si procuri di dare una forma Eucaristica; e si invitino i predicatori ad entrare in argomento, raccomandando ed eccitando il devoto uditorio a prender parte attiva alla grande futura dimostrazione di fede. Anzi facciano in modo i RR. Parroci che il ricavato delle collette solite a raccogliersi in simili circostanze, vada distribuito così, che una parte notevole sia messa in disparte per le spese del detto Centenario e Congresso.

Anzi, a questo proposito, prendiamo motivo per comunicare al Nostro Clero e popolo la

 

Circolare della S. Congregazione del Concilio

 

dello scorso gennaio, sugli abusi infiltratisi nelle manifestazioni del culto pubblico, specie nei così detti festeggiamenti che sogliono aver luogo in occasione delle solennità religiose. E non è infatti raro il caso, anche nella nostra Diocesi, che vi siano dei laici, anche poco o niente praticanti di religione, i quali senza nessuna intesa coi parroci o coi rettori delle chiese, e senza alcuna licenza da parte del Vescovo, o della Curia, si costituiscono in comitati e commissioni per qualche festa religiosa; e sotto il titolo di priori della festa stessa, fanno delle collette, e raccolgono delle offerte senza darne il rendiconto al parroco od al Vescovo, stabiliscono e trasferiscono i giorni delle feste, senza alcun riguardo, anche nei giorni in cui la Chiesa celebra le sue più grandi solennità; invitano preti e predicatori, stabiliscono orari e processioni, senza intendersi col parroco; mescolano insieme funzioni sacre e divertimenti profani; allestiscono pranzi da pagarsi col denaro raccolto nelle questue religiose, sciupando somme vistose, che si potrebbero più utilmente impiegare in suppellettili sacre od in altre cose necessarie alla chiesa stessa, ed al maggior bene della parrocchia.

Preoccupata dalla gravità di questi fatti, e volendo intervenire perché tali abusi siano tolti, la S. Congregazione invita gli Ordinari:

1.   – A richiamare l’attenzione del Clero e del popolo sopra le seguenti precise disposizioni del Diritto Canonico:

a)   Le feste dei Patroni non sono di precetto; può per altro il Vescovo, e non altri, trasportarne la solennità esteriore alla domenica prossima seguente. (v. Can. 1247, § 2)

b)  Neppure i Religiosi, anche esenti, possono fare processioni fuori delle proprie chiese e dei chiostri, senza licenza dell’Ordinario del luogo. (Can. 1293).

c)   Né i Parroci, né altri chiunque siano, possono introdurre processioni nuove, né trasportare od abolire le consuete, senza licenza del Vescovo. (Can. 1294).

d)  Sia cura del Vescovo che, estirpati gli abusi che vi fossero, le processioni si facciano con la dovuta regolarità, modestia e divozione che tanto ad esse si conviene. (Can. 1295).

e)   Non si invitino a predicare sacerdoti o regolari extradiocesani, se prima non se ne è ottenuta licenza dall’Ordinario del luogo dove si deve fare la predica. (Can. 1341).

f)   Senza speciale licenza della S. Sede e dell’Ordinario del luogo è proibito sia ai Chierici che ai laici raccogliere offerte per qualsiavoglia pio fine, od istituto anche ecclesiastico. Tale licenza deve essere data in iscritto. (Can. 1503).

Sia pertanto cura del nostro Clero il riprendere colla prudenza necessaria l’iniziativa e la direzione delle feste religiose della propria parrocchia; rendendosi completamente indipendente da elementi estranei ed incompetenti in materia di funzioni religiose; e per qualsiasi difficoltà che potesse insorgere, non prenda risoluzioni, né trasporti feste a Domeniche o a Solennità Liturgiche, senza aver prima consultata la Curia vescovile.

Qualora vi fossero dei comitati laici i quali volessero servirsi della festa religiosa a scopo di richiamare la gente a feste, a adunanze, divertimenti profani, il parroco recisamente si rifiuti, e ne riferisca immediatamente alla Autorità Diocesana.

Siccome poi, specialmente in Città, va prendendo piede l’abuso di accaparrare i Sacerdoti per festicciuole particolari da celebrarsi nelle chiese delle Confraternite, o delle case religiose; e per riuscire nella gara ad aver maggior numero di Messe, si offrono sempre più elevate elemosine, creando uno scandaloso mercimonio; decretiamo quanto segue:

1.   – Nessuna Festa di qualsiasi genere, se non ha la prescrizione più che trentennaria a suo favore, potrà essere celebrata, senza previa licenza ed approvazione dell’Ordinario.

2.   – Nessun laico potrà invitare sacerdoti a celebrare la S. Messa in occasione di tali feste, se non ne ha avuto previo incarico dal Sacerdote incaricato a funzionare la Chiesa in cui si celebra la detta festa. Nelle case religiose femminili il Sacerdote incaricato è, se non fu stabilito altrimenti dalla Curia, il Confessore; nelle Chiese delle Confraternite è il Sacerdote deputato dalla Curia a far parte del Consiglio amministrativo. Se in qualche Confraternita tale Sacerdote non fu ancora designato, tocca al Priore domandare alla Curia che designi tale Sacerdote.

3.   – Nessuna di dette feste potrà celebrarsi in giorni festivi di precetto, a meno che non sia chiesa parrocchiale quella in cui detta festa ci celebra; e senza avere ottenuta previa licenza dall’Ordinario, il quale non la concederà che di volta in volta, e purché sia senza pregiudizio delle Messe che ordinariamente si celebrano nelle chiese parrocchiali nei dì festivi.

4.   – Il Sacerdote che accetta l’invito senza accertarsi di quanto sopra, disobbedisce al Vescovo, e sarà punito a norma dei SS. Canoni.

Nella cara speranza  che il Clero ed il popolo si attengano con fedeltà a quanto è stato detto in questa lettera, impartiamo a tutti di cuore la Nostra Pastorale Benedizione.

 

X CARLO Vescovo

 

          Dalla Nostra Residenza, 10 Marzo 1927




 

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