III Domenica di Quaresima 1926
Al Venerabile Clero e diletto popolo della Città e Diocesi
salute e benedizione dal Signore.
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ono tanti e così cari al cuore i motivi di gaudio spirituale che si offrono in questo anno incominciato, per darCi argomento della consueta lettera pastorale, che non sapremmo davvero a quale dare la preferenza. E’ questo l’anno avventurato in cui la benignità del regnante Pontefice ha estesa a tutto il mondo
E per cominciare dal Giubileo, che per tutto l’intero anno incominciato, fino al 31 Dicembre può lucrarsi in qualsivoglia parrocchia della Diocesi, anzi di tutto il mondo, quale parola più appropriata e più efficace potro far mia, che quella dell’Apostolo: “Ecce nunc tempus acceptabile; ecce nunc dies salutis”? (Ecco il tempo accettevole; ecco ora il giorno della salvezza). Se io rivolgo lo sguardo ai miei cari figli della Città e Diocesi, mentre resto edificato e consolato per il risveglio consolantissimo di pietà e per il sorgere di tante opere sante che mi è dato vedere in tante parrocchie, mi assale però un senso di profonda tristezza pensando al numero grandissimo di Cristiani, che colla indifferenza religiosa, colla bestemmia, col vivere dissoluto, rinnegano la propria fede e disonorano
Su dunque voi, fratelli miei Sacerdoti, mano alle trombe, e come gli antichi Leviti percorrete tutta quanta la regione, ed annunziate l’anno di salute e di grazia; dite a tutti che Iddio li chiama, e che ha aperti i tesori della Sua grande misericordia; dite che
Ogni Sacerdote rilegga attentamente
E, poiché abbiamo accennato all’ottobre, passiamo a rammentare la data del quattro di detto mese, in cui si compie il settimo centenario dalla morte di quel grande fra i Santi che fu S. Francesco di Assisi. E’ meraviglioso e consolante insieme il constatare come tutto il mondo civile si è messo in moto per celebrare con istraordinaria solennità la fautissima data. In questa nostra Italia, cosa inaudita ed insperata nei tempi trascorsi, la stessa Autorità Civile ha proclamato quel giorno come festivo, ed ha voluto che ovunque sorgano Comitati per onorare in modo conveniente quel Santo, che per la sua carità fu così benemerito della patria, e pioniere indiscusso della fratellanza umana. Così ci è dato di assistere al consolantissimo spettacolo di vedere unite insieme le due Autorità, Ecclesiastica e Civile, nella glorificazione di un Santo; arra di giorni migliori per questa nostra terra, che dalla fede ha attinto le sua maggiori grandezze nel passato, e che nel connubio della Fede e della Civiltà salirà alle più alte vette della gloria per l’avvenire.
Vogliamo sperare che questa nostra cittadina, non ultima delle terre dell’Umbria, così gelosa nel custodire i ricordi delle passate grandezze, e nel promuovere ogni opera che serve a fomentare la civiltà e ad accrescere il culto dell’arte, non sia ultimata nel tributare anche al gran Santo di Assisi i debiti onori. Il sorto Comitato Cittadino per le onoranze Francescane che, come altrove, si fuse con quello costituito per le onoranze religiose a S. Francesco, sta di comune accordo preparando degni festeggiamenti a chi colla sua vita veramente apostolica, onorando
Noi, per quanto risguarda le Nostre cure pastorali, raccomandiamo in modo particolarissimo al Clero di far conoscere la vita e lo spirito del poverello di Assisi. Poiché di S. Francesco succede quello che cinque anni addietro avveniva di Dante: ogni partito, ogni setta, ogni ingegno squilibrato vuol farne un suo corifeo. Si sdilinquiscono per S. Francesco perfino i protestanti, gli anticlericali, i socialisti, gli anarchici; e tutti vedono in lui un proprio antesignano, un difensore dei loro ideali; gli stessi sentimentali e romantici, con nefanda profanazione, fanno di lui il cavaliere di Chiara. S. Francesco, Fratelli e figli, è quello che è, quale ci viene descritto dai suoi biografi contemporanei, dal Celano, dai Tre Compagni, da S. Bonaventura; un uomo che nel fiore della giovinezza ha saputo vincere le lusinghe del mondo e le attrattive del piacere; ha rinunziato agli ideali della ricchezza, della famiglia, della gloria militare, per un ideale molto più alto, e molto meno apprezzato: ricondurre gli uomini alla pratica della vita evangelica, per mezzo della povertà, delle umiliazioni, della carità, dell’apostolato. Far deporre le armi in un tempo in cui solo colle armi in mano si solea far la ragione, far vestire la rozza tonaca del povero, in una società schiava del lusso e del piacere; riconciliarsi coi nemici in un amplesso di amore, quando la vendetta si credeva una gloria, il perdono vigliaccheria; pensare all’anima quando tutti l’avevano dimenticata; guadagnarsi il pane col lavoro, quando si credeva felice chi poteva poltrire nell’ozio; e soprattutto, obbedire ciecamente al Sommo Pontefice, ed ai Vescovi, quando il cesarismo ed il feudalismo tentavano di assoggettare
Ma quello che maggiormente Ci riguarda e Ci importa si è il parlarvi di una festa tutta nostra, e da cui ci ripromettiamo il più gran bene spirituale per la nostra amatissima Diocesi. Siamo oramai alla vigilia del Centenario dalla morte della nostra Santa Veronica, che, come bene sapete, si compie il 9 Luglio 1927. Benedetta la terra su cui passano i Santi, fu detto e ripetuto; e veramente benedetta fu la nostra Città e la nostra Diocesi, che per mezzo secolo fu il campo in cui quell’anima eletta esercitò le sue eroiche virtù, e che da due secoli è il testimonio continuo dei benefici e delle grazie che essa dispensa dal cielo sopra i suoi devoti, che fiduciosi ricorrono all’altare sotto del quale riposano le sue venerate spoglie.
A dir vero, nel prepararsi alla grande data centenaria ci hanno preceduto per zelo e per generosità i devoti della Diocesi di Urbania, dove la nostra Santa ebbe i Natali; sono oramai due anni che essi hanno costituito un solerte Comitato, che nulla risparmia per preparare feste veramente grandi e straordinarie. A Noi si è voluto rimproverare la poca sollecitudine, ed anche la poca praticità nella scelta dei mezzi e delle persone per attuare un progetto degno della grande ricorrenza. Ma Noi, che oramai ben conosciamo
Siccome l’indugiarsi maggiormente a discutere non farebbe che ritardare il lavoro proficuo necessario per bene organizzare le dette Feste, con questa Nostra Lettera stabiliamo senz’altro che le Feste Centenarie di S. Veronica consistano principalmente in un grandioso Congresso Eucaristico, preceduto da una solenne novena predicata da valenti Missionari in forma di missione. Al termine di detta Missione si farà una solennissima processione col Corpo della Santa, la quale servirà di apertura al Congresso; e questo si chiuderà, come di rito, colla processione Trionfale di Gesù in Sacramento. Il tempo più propizio sembrerebbe dalla Domenica 1° Maggio alla Domenica 15 dello stesso mese; e precisamente dal 1° al 12 novena e missioni, e dal 12 al 15 Congresso Eucaristico.
Perché la cosa riesca veramente dignitosa e proficua, bisogna subito incominciare a preparare il popolo della Diocesi, con dei Convegni Eucaristici nei vari centri della Diocesi stessa, e precisamente in quei luoghi dove possono convenire con facilità più parrocchie. A questi convegni Ci faremo un dovere d’intervenire Noi stessi, e con Noi è necessario intervengano quei Sacerdoti che coll’influenza della parola e dell’opera possono meglio disporre gli animi a far qualche cosa per la grande circostanza. Secondo il Nostro modo di vedere, i centri potrebbero essere: 1° Montone; 2° Pietralunga; 3° Canoscio; 4° Apecchio; 5° S. Giustino; 6° Citerna; 7° Morra; 8° Città. Siccome il tempo stringe, e tali convegni devono in gran parte essere fatti durante il corrente anno, bisogna che, possibilmente prima di Pasqua, si raccolgano i Parroci di quelle diverse zone, nel luogo che crederanno più opportuno per decidere il tempo in cui si farà il detto convegno, e le modalità dello stesso. Resta pertanto incaricato:
1° L’Arciprete di Montone di convocare quanto prima i parroci ed economi di S. Lorenzo in Agello, S. Benedetto di Caseto, Carpine e S. Faustino.
2° L’Arciprete di Pietralunga, che convocherà i parroci ed economi di Piscinale, Pagialle, S. Felice, Castelfranco S. Maria e S. Andrea, Confornano, Pieve de’ Saddi, Aggiglioni, Colle Antico, Candeggio.
3° L’Arciprete di Apecchio, che convocherà il Clero di Caselle, Castelguelfo, Sessaglia, Somole, Botina, Scalocchio, S. Andrea in Corona, S. Martino del Piano, Cella, Bacciocheto, Graticcioli, Fagnille, Osteria Nova, S. Paterniano.
4° L’Arciprete di S. Giustino, che convocherà il Clero di Selci, Lama, Pitigliano, Colle di Plinio, Capanne, Galliano, Celalba, Montione, Valdimonte, S. Anastasio, Parnacciano, Uselle, Grumale, Cantone, Passano, Corposano, Cospaia, Cerbara.
5° Il Priore di Citerna convocherà il Clero di Celle, Astucci, Lerchi, Vingone, Piosina, Giove, Petriolo, Fighille, S. Romano, Pistrino, Carsuga, Lippiano, Ranzola e Prato.
6° L’Arciprete di Morra convocherà il Clero di Monte S. Maria, Marzano, Marcignano, Trevine, Piantrano, Rassenata, Pereto, Quarata, Ronti, Lugnano, Petroia.
7° Il Parroco di Trestina convocherà il Clero di S. Zeno, S. Leo Bastia, Petrelle, S. Biagio a Colle, Bonsciano, S. Pietro a monte, Rasina, Canoscio, Falerno, S. Secondo, Paterna, Val di Petrina.
8° L’Arciprete di Montecastelli convocherà il Clero di Sorbello, Montemigiano, S. Lorenzo in Bibiana, Verna, Comunaglia, Felceto, Marchigliano, Cornetto.
9° L’Arciprete di Antirata convocherà il Clero di Barzotti, Upò, S. Lucia, Castelvecchio, Fraccano, Fiume, Userna, Riosecco, Nuvole, S. Stefano del Piano, S. Felicita, Vignolle, S. Maria del Popolo, S. Pietro di Garavelle, Pieve delle Rose.
Si capisce che con queste adunanze non si intende di dare preferenza a nessuno, e nemmeno di assegnare definitivamente una parrocchia piuttosto ad una che ad un’altra zona, ma sono i singoli sacerdoti convocati che devono fra di loro decidere quale siano i luoghi preferibili per fare i detti Convegni Eucaristici, e quali le parrocchie che devono parteciparvi, e delle loro decisioni farcene subito consapevoli in una adunanza del Clero, che sarà tenuta in Episcopio il giorno 8 di Aprile p.v. alle ore 10 antim. ed alla quale fin d’ora sono invitati tutti i Sacerdoti della Diocesi, ma in modo particolare quegli Arcipreti e Parroci che colla presente sono stati incaricati di convocare il Clero nelle varie zone. In quella adunanza si determineranno le modalità di detti convegni preparatori, e si assegneranno le varie commissioni necessarie per la buona riuscita del Congresso e delle feste di S. Veronica.
Fratelli carissimi in Gesù Cristo, è questa la volta in cui colla massima concordia, deposto ogni pensiero di divisioni o di lotte, tutti, senza eccezione, dobbiamo lavorare con l’unico intento della buona riuscita del Congresso Eucaristico; e quindi, sotto l’unico indirizzo, e colla dipendenza massima dal Comitato Centrale da Noi presieduto, ciascuno deve cooperare al medesimo fine, né si dia mano ad alcuna altra iniziativa di qualsivoglia genere, se non di pieno accordo con Noi, e colla Nostra licenza. Restano quindi proibite questue e sottoscrizioni di qualsiasi genere e per qualsiasi fine, promosse dal Clero o dai Cattolici a scopi di culto, di beneficenza, o di altra opera religiosa, se prima i promotori non ne hanno ottenuta da noi espressa licenza. (Can. 1503). Si intende che da questa proibizione sono escluse le questue o sottoscrizioni promosse a nome della S. Sede, o da essa espressamente autorizzate.
Ogni parroco intanto si adoperi perché i propri figli spirituali comincino a raccogliere e mettere insieme qualche cosa per la grande occasione; ne parli in pubblico ed in privato, incominci egli stesso a dare il buon esempio, col fare una generosa offerta per il Congresso Eucaristico, e per le feste centenarie di S. Veronica, e non ci dimentichiamo che ogni parrocchia è necessario che contribuisca con almeno Lire Cinquecento.
Ricordiamo in questa occasione le altre due questue ordinate dalla S. Sede, e per le quali ogni buon Sacerdote ed ogni parroco zelante deve prestarsi con tutta premura, vogliamo dire: 1°
Nella speranza che il nostro Veneratissimo Clero e carissimo popolo vorranno con nobilissimo slancio andare a gara per la buona riuscita di ciò che in questa Lettera Pastorale abbiamo raccomandato, impartiamo di cuore a tutti
X CARLO Vescovo
Dalla Nostra Residenza, III Domenica di Quaresima 1926
1 Isaia 55, 7