Domenica III di Quaresima 1928
Al Ven. Clero e diletto popolo della Città e Diocesi
salute e benedizione dal Signore.
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ra i molteplici doveri che incombono al ministero pastorale, tiene certo il primo luogo la predicazione della divina parola, essendo questa la principale cosa che il nostro Signore ha inculcato agli Apostoli: “euntes ... praedicate evangelium omni creaturae” (andando ... predicate il Vangelo ad ogni creatura). Ed è tanta l’importanza che il Divino Fondatore ha voluto dare a questa predicazione, che esclusivamente per mezzo di essa ha posto le basi della sua Chiesa, riserbando più tardi agli Apostoli l’incarico di mettere in iscritto una parte della sua celeste dottrina. Ed infatti fu colla predicazione che Gesù Cristo ci ha comunicato il suo Vangelo; colla predicazione, gli Apostoli l’hanno divulgato nel mondo, ed oggi pure colla predicazione i Missionari portano la buona novella a chi non l’ha ancora sentita. Resta adunque provato che non sarà proficuo il lavoro del Sacerdote, se prima non avrà egli preparato il terreno, dissodandolo colla predicazione; né perdureranno i frutti spirituali nelle anime, se queste non saranno dalla divina parola continuamente coltivate. Ed è per questo che nel linguaggio Ecclesiastico cotal forma di ministero si chiama cibo e nutrimento: pabulum coelestis doctrinae (cibo di celeste dottrina); oppure anche acqua ristoratrice: De divini fontis scaturigine (dalla sorgente della fonte divina); volendosi con ciò chiaramente significare che come senza cibo e senza bevanda non si vive, così senza la predicazione non potrà sussistere in mezzo ai popoli la vera vita cristiana! Ma perché la divina parola produca abbondanti i suoi frutti, è assolutamente necessario che vi siano le debite disposizioni sia da parte di chi la predica, sia da parte di chi la ascolta. L’acqua della sorgente può essere purissima, ma non riesce potabile se sono inquinati i canali che la conducono, e se non è pulita e solida la conca che la riceve. E quindi il suo frutto dipende da noi, Venerabili Sacerdoti, che siamo i canali da Dio preordinati a diffondere la celeste dottrina fra i popoli. Due sono i requisiti che ci sono necessari per predicare bene: scienza sufficiente e pietà ardente. Disgraziato quel Ministro di Dio, il quale, uscito dal Seminario, ha completamente abbandonato lo studio, ed ha sepolto nella polvere i pochi libri che gli servirono per le scuole da lui percorse, senza più consultarli, e senza più provvedersi di libri nuovi, sia di ascetica, sia di predicazione morale ed apologetica. Anche se dotato di facilità di parola, in brevissimo tempo gli mancheranno le idee, ed il suo parlare diventerà prolisso, inconcludente, noioso. Peggio poi se gli riuscisse difficile l’esporre i propri concetti; perché allora diventerà uno di quei preti a metà, che non saprà più dire una parola; e non sarà d’altro capace che di dire
Bisogna adunque, fratelli venerabili, studiare, studiare sempre, e studiare con metodo ed amore. Nulla dies sine linea (nessun giorno senza dipingere), fu detto giustamente dagli antichi; e noi dobbiamo ogni giorno, più o meno, trovare il tempo per dedicarci allo studio. Rammentiamoci la divina minaccia: “quia scientiam repulisti, repellam te, ne sacerdotio fungaris mihi” (poiché hai rifiutato la scienza, rifiuterò te, affinché tu non adempia al sacerdozio per me) !
Ma di pari passo colla scienza, è necessaria in chi dispensa la divina parola una pietà ardente e fattiva. Io non intendo parlare qui di quella pietà sdolcinata ed untuosa, che è fatta apposta per commuovere le beghine isteriche e per annoiare le persone serie, pietà ipocritam che non parte dall’anima, ma ha la sua base in un mal nascosto sensualismo, che ricorda l’ammonimento dell’Apostolo: videte ne cum spiritu coeperitis, carne consummemini! (badate che, avendo cominciato dallo spirito, non siate consumati nella carne!). Parlo di quella pietà vera, che ha per suo principio una fede viva nella Divina presenza, per alimento un amore sentito verso Iddio, di cui si prova il bisogno di zelarne continuamente la gloria: quella pietà di cui ci parla con tanto entusiasmo l’Apostolo: Semper in mortem tradimur propter Jesum ... optabam anathema esse ... pro fratribus meis (Sempre per Gesù siamo consegnati alla morte ... desideravo persino essere una anatema ... per i miei fratelli) . Chi è animato da questa pietà, non vive che per
Quando il buon sacerdote ha incominciata la sua giornata ai piedi del Tabernacolo, effondendo dinanzi a Gesù il suo animo, e chiedendo nella orazione da Lui i lumi e gli aiuti necessari; e durante il giorno non si è mai lasciato dissipare così da perdere di vista il suo Signore; salga pure con fiducia il palco, il pergamo o l’altare. Parli di Dio, e la sua parola penetrabilior omni gladio ancipiti, (più penetrante di ogni spada a doppio taglio), scuoterà i tristi, infervorerà i tiepidi, animerà alla perseveranza i buoni; e darà frutti consolantissimi di vita eterna!
Ma che varrebbe l’applicarsi con zelo e con sapienza a predicare la divina parola, se i popoli, alienati da Dio ed indifferenti in religione, non venissero mai in chiesa ad ascoltarla? Non sarebbe allora il caso di dire: curavimus Babylonem et non est sanata! derelinquamus eum! ( abbiamo curato Babilonia e non è guarita! Abbandoniamola!) Pur troppo non sono rari quei sacerdoti, che presi dallo scoraggiamento per vedere deserta la propria chiesa, lasciano andare ogni cosa; e contenti di fare alla peggio quattro parole di spiegazione evangelica, per non parere mancanti al più grave dei loro doveri, si danno tutti ai materiali interessi, per ammazzare il tempo, e contenti del rimpiangere l’indifferenza altrui, finiscono col diventare indifferenti anch’essi.
Miei carissimi Confratelli, non facciamo così! La nostra Madre Chiesa, ed il Vicario di Gesù Cristo che la regge, hanno prevenuto la difficoltà, e ci additano il mezzo per superare l’ostacolo. Nei tempi presenti è più che mai necessario avvicinarsi al popolo; e tra il popolo stesso trovare i mezzi e gli aiuti per penetrare dovunque. E’ necessario insomma fare della Azione Cattolica. E proprio colla Azione Cattolica noi abbiamo raggiunto il mezzo di portare la buona novella anche a coloro che non la vogliono sentire; e di arrivare nel seno delle famiglie anche meno cristiane, dove si nascondono tanti disordini, e dove la legge di Gesù Cristo non è conosciuta. Dove l’Azione Cattolica funziona vi ha un gruppo di forti d’ogni età e d’ogni sesso che a fronte alta professano la fede di Cristo, che frequentano la chiesa senza riguardi, che danno il magnifico esempio di una vita morigerata e santa, che santificano le feste, che osservano i precetti divini ed ecclesiastici senza rispetti umani. E questo gruppo è l’ausiliare costante ed affezionato del parroco, che pende dal suo cenno per darsi con zelo ad ogni opera di cristiana pietà e carità, per togliere gli scandali, per rimediare ai disordini, per chiamare sul retto sentiero i peccatori. Non per nulla il Vicario di Gesù Cristo ha in mille modi encomiato, raccomandato, prescritto che dovunque, in tutte le parrocchie abbia da sorgere questa magnifica opera, che egli ha dichiarato essere l’ausiliario necessario al ministero sacerdotale, ed il fiancheggiatore indivisibile della Gerarchia. E’ per questo che Egli continuamente se ne interessa, indefessamente veglia sopra di essa, ne vuol conoscere i progressi, ne prende a cuore le difficoltà, ne asseconda le imprese. Ed è per questo, Venerabili Confratelli e dilettissimi figli, che io prendo a tema del mio povero quaresimale discorso l’Azione Cattolica, e mi sforzo di precisarne gli scopi, di descriverne i mezzi, di enumerarne i vantaggi.
E’ adunque l’Azione Cattolica la partecipazione del laicato all’apostolato sacerdotale. Fatte le debite proporzioni, i laici appartenenti all’Azione Cattolica hanno lo scopo identico a quello per cui Gesù Cristo ha istituito il Sacerdozio. Ed infatti quale è la missione Sacerdotale? Far conoscere Iddio ed il suo Divin Figliuolo a chi non l’ha mai conosciuto, o ha chiuso gli occhi e le orecchie per non vederlo o sentirlo; illuminare i credenti a conoscere sempre meglio la divina legge, e ad osservarla con più perfezione; distruggere nel mondo il regno del peccato, colla conversione dei peccatori, e colla perseveranza dei giusti; offrire a Dio preghiere e sacrifici, sia per espiare le colpe commesse, che per ottenere le grazie necessarie; stringere i popoli fra loro coi vincoli della cristiana carità, ed educarli all’esercizio di quelle virtù individuali e sociali che fanno dell’uomo il perfetto cittadino della terra e lo preparano ad essere il santo cittadino del Cielo; mettere infine gli uomini in diretta unione con Dio, amministrando loro i divini Sacramenti. Ecco pertanto quali siano gli scopi della Azione Cattolica, che come ben vedete, sono tutti al di fuori ed al di sopra di ogni competizione e di ogni partito, e niente hanno a che fare con quella che comunemente chiamasi politica. Ben considerando, voi vedete come l’Azione Cattolica abbia una funzione culturale, una funzione religiosa, una funzione morale, una funzione sociale, una funzione educativa ed una funzione caritativa. E sarà bene che noi esaminiamo ad una ad una queste singole funzioni della Azione Cattolica, per conoscerne meglio l’intima natura, e perché si addestrino a compierne i doveri quelli che vogliono appartenervi.
Già fino dalle sue origini,
Un male gravissimo che incombe sulla nostra società cristiana, è la diserzione dalle chiese, e l’abbandono delle pratiche cristiane. Vi concorrono la indifferenza religiosa, il rispetto umano, e talvolta anche i pregiudizi diffusi in mezzo al popolo. Non sono rari i paesi dove la maggior parte dei cristiani non si vedono mai al catechismo, al vangelo, all’istruzione religiosa; molti s’accontentano di ascoltare
Pur troppo dovunque il vizio dilaga. E’ diffusissimo quanto mai anche nelle classi operaie e contadine il delitto della bestemmia e l’altro nefando del turpiloquio. Non si prova ribrezzo a profanare le feste, a preparare e mantenere spettacoli pericolosissimi per la gioventù. La sfacciataggine della moda è arrivata quasi all’inverosimile. Il malcostume in certi ceti di persone è diventato un passatempo; e perfino nella santità della famiglia fa strage, specialmente colla limitazione delle nascite, e con altre bruttezze da cui rifugge ogni onesto sentire e pensare. Occorre che in ogni parrocchia vi siano persone che coll’esempio, colla parola, col consiglio, con l’azione concorde mettano argine a tanto male; eccovi la funzione morale della Azione Cattolica.
Vi sono dei provvedimenti legislativi opportunissimi da far rispettare; dei principi santi che non devono essere toccati e che bisogna adoperarsi perché siano sanzionati e protetti anche da chi tiene le redini del campo sociale. Bisogna avere un gruppo rispettabile di cittadini che prestino l’opera loro affinché arrivi anche all’orecchio dei reggitori della pubblica cosa, il desiderio dei credenti e dei Cattolici. Ed eccovi la funzione sociale dell’Azione Cattolica.
Dalla educazione cristiana o meno della nostra gioventù dipende l’avvenire della società sia civile che religiosa; bisogna quindi che l’insegnamento religioso sia compartito tanto nelle famiglie che nelle scuole. Bisogna salvaguardare i nostri piccoli dall’incredulità e dagl’insegnamenti contrarii ai principi cristiani ed alla morale dell’Evangelo; e voi vedete che spetta all’azione cattolica questa funzione educativa.
Da secoli la chiesa nella sua previdenza ha preparato tesori di ricchezza per il mantenimento dei poveri, degli orfani, dei derelitti; e bisogna interessare chi di ragione perché a tali opere di beneficenza non sia frustato il legittimo fine. Di più vi sono anche oggi persone che soffrono, forse senza che altri lo conosca, ed hanno bisogno di essere soccorse. Eccovi la funzione caritativa dell’azione cattolica.
Speriamo che questo breve ed imperfetto riassunto dell’immenso lavoro riserbato all’azione cattolica, possa persuadere anche i più restii a conoscerne l’importanza, ed a prenderne a cuore l’attuazione. Non restami pertanto che dire qualche cosa sul modo di organizzarla.
Le linee sono già tracciate; colla approvazione esplicita del Santo Padre sono stati fatti i regolamenti; non resta quindi che parlare del modo pratico per mettersi subito al lavoro.
In ogni parrocchia deve sorgere pertanto: 1° il gruppo dei giovani cattolici, che chiamasi il Circolo della Gioventù Cattolica maschile; 2° il gruppo delle giovanette cattoliche, che si chiama il Circolo Femminile della Gioventù Cattolica; 3° il gruppo degli uomini cattolici; 4° il gruppo delle donne cattoliche.
Non deve spaventarsi il parroco della difficoltà dell’impresa; è cosa naturalissima che da principio, specialmente se la pietà del paese è un po’ raffreddata, si stenti a trovare anche uno solo che voglia mettersi a vivere da franco cristiano. E’ questione di formare a poco a poco un gruppo di persone che capiscano che cosa vuol dire vivere cristianamente. Metta gli occhi il pastore zelante sopra due o tre giovanetti che egli vede più propensi alla pietà, ed incominci col coltivarne lo spirito, inducendoli alla preghiera, a fare spesso
Colla stessa premura egli deve prepararsi anche il gruppo delle giovanette che daranno vita al circolo femminile, e ci riuscirà a meraviglia, se sarà animato dal vero spirito di Nostro Signore; e se accoppierà allo zelo quella prudente avvedutezza, che non dia campo a chiacchiere od a critiche sul proprio conto.
Non avrà molto a faticare il buon pastore a scegliere fra le donne quelle che egli conosce più affezionate alla chiesa, e più zelanti dei doveri religiosi. Avrà uno speciale riguardo per quelle che essendo ottime cristiane, hanno anche o per censo o per officio, o per altro motivo un qualche ascendente sulle famiglie del paese. Le radunerà, parlerà loro dei bisogni morali della parrocchia, dei disordini da togliere, delle opere buone da compiere; e farà loro comprendere come a molte cose si può arrivare, quando una parte notevole delle spose e delle madri si unissero insieme per dar mano alla santa impresa. E così egli si verrà formando il gruppo delle donne Cattoliche.
Finalmente con un po’ di tatto, e con tanto zelo egli darà mano a farsi il gruppo degli uomini cattolici. Badi di far bene notare che qui non si tratta affatto di un partito politico, che solo si vuole dare esempio di vita cristiana, e che solo di ciò che riguarda la religione, ci si vuole occupare. Togliere il vizio della bestemmia, far rispettare il giorno di festa, eccitare la gente a frequentare la chiesa ed i sacramenti, curare la educazione cristiana dei bambini e degli adulti, ecco il compito degli uomini cattolici. Ne troverà forse pochi che si sentano in grado di vincere il rispetto umano, e di incominciare a vivere come vuole il Signore; ma si ricordi che nella azione cattolica più che al numero bisogna badare alla qualità, e che sarebbe uno sproposito quello di ascrivere ai nostri circoli un numero grande di persone, senza averle prima formate; perché alla prima occasione si resterebbe delusi vedendole con facilità venir meno ai loro doveri e abbandonare il campo.
Cerchiamo prima di fare un bel numero di aderenti, specialmente fra i circoli giovanili, sia di maschi che di femmine; facciamoli frequentare le adunanze, dove si parli molto della formazione alla vita cristiana, si studi attentamente il catechismo, e si avvezzino anche i frequentatori a parlare, a fare quesiti, a rispondere. Si promuovano feste divote, in cui tutti gli aderenti intervengano in corpo, e si accostino ai sacramenti; si caldeggi qualche pellegrinaggio, o qualche diversivo, per rendere più attraente l’unione; al quale pellegrinaggio, se trattasi di ragazze, non è certo opportuno vi si associ il sacerdote, che dovrà in antecedenza andare al luogo a cui è diretto, prender parte alle funzioni religiose, non ai diversivi che vi possono essere aggiunti, e ritornarsene a casa per conto suo.
Intanto il sacerdote, che in via ordinaria è anche assistente ecclesiastico, studi attentamente l’indole degli aderenti; e noti quelli che danno sicuro affidamento di perseveranza, ed a questi proponga il tesseramento. Così il numero dei tesserati sarà minore, ma vi sarà la certezza morale che essi non verranno meno alle norme del regolamento, e non vi sarà l’incubo di doverli cancellare od escludere. Cogli altri che non sono tesserati si potrà usare maggiore indulgenza se sbagliano; ed avendoli vicini si potrà con facilità a poco a poco formali, perché anch’essi un giorno meritino la tessera.
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Siccome poi i vari circoli e gruppi della Diocesi formano un solo corpo; e per farli agire di comune accordo, affinché sia più proficuo il lavoro, è necessario un indirizzo comune, nella città vi è un centro direttivo, composto dai quattro consigli Diocesani che stanno alla testa dei quattro rami dell’Azione Cattolica; e cioè il Consiglio Diocesano delle Donne Cattoliche, ed il Consiglio Diocesano della Gioventù Cattolica femminile, che hanno la loro sede all’Ospizio del S. Cuore; vi è poi
Alla testa poi di tutta l’azione Cattolica, sotto la immediata vigilanza del Vescovo, vi è
Per le consultazioni di indole generale potranno i sacerdoti rivolgersi alla Giunta medesima, che dà la norma e l’indirizzo di tutta l’azione; per le questioni riguardanti i vari gruppi o circoli si potranno rivolgere al rispettivo Consiglio Diocesano e Federazione Diocesana.
Come è assoluta volontà del S. Padre, così è anche volontà Nostra che subito si dia mano in tutte le parrocchie alla costituzione dei suddetti circoli e gruppi, di modo che quando d’autunno si farà la festa federale, come anniversario e ricordo del Grande Congresso Eucaristico, non vi sia alcuna parrocchia che non abbia il suo rappresentante.
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Nel chiudere poi questa Nostra Lettera Pastorale, non vogliamo tralasciare di dare il nostro largo encomio a quei zelanti parroci che hanno già corrisposto ai desideri del S. Padre e Nostri ed hanno in parrocchia fiorenti circoli sia maschili che femminili, augurandoci che il loro esempio venga imitato anche dagli altri.
Ci piace in modo particolare ricordare ed additare a tutta
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Ed ora Ci sia permesso di richiamare i giorni belli del passato Congresso Eucaristico, per ringraziare nuovamente tutti i carissimi figli della Diocesi, con a capo i loro sacerdoti, della larga ed insperata corrispondenza ai nostri inviti. Eccovi il complesso delle somme raccolte e delle spese sostenute:
ENTRATE
Dalle varie parrocchie della Diocesi ..................................................................... L. 60.587,-
Dagli enti pubblici ................................................................................................ “ 12.500,-
Dalla Cattedrale per offerte .................................................................................. “ 2.260,-
Dal giornale .......................................................................................................... “ 5.240,-
Da offerte private .................................................................................................. “ 62.557,-
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Totale L. 143.144,-
SPESE
Per illuminazione .................................................................................................. L. 24.500,-
Musica, canto, concerti ecc. ................................................................................. “ 23.450,-
Per addobbi, forniture ecc. ................................................................................... “ 13.375,-
Stampe, pubblicità ecc. ........................................................................................ “ 22.520,-
Restauri, arredamenti ecc. .................................................................................... “ 13.480,-
Predicazione, funzioni religiose ........................................................................... “ 19.425,-
Lavori di falegname ............................................................................................. “ 3.500,-
Facchinaggi e trasporti ......................................................................................... “ 7.500,-
Vitto e alloggi ....................................................................................................... “ 5.950,-
Lavori Duomo e S. Sebastiano ............................................................................. “ 9.850,-
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Totale L. 142.550,-
Rimangono ancora L. 594, che serviranno per fornire di arredi la chiesetta di S. Sebastiano che abbiamo stabilita per la gioventù e come luogo di convegno delle varie opere cattoliche ed eucaristiche, a ricordo perenne del Congresso Eucaristico.
Non abbiamo parole per ringraziare l’Eminentissimo Card. Pompilj, per l’alto onore di avere presieduto alle nostre feste centenarie di S. Veronica ed al Congresso Eucaristico; gli Eccellentissimi Arcivescovi e Vescovi, le Autorità, il Reverendissimo Clero, e l’amatissimo popolo, e con esso le Associazioni Cattoliche tutte, del favore prestato e del lavoro compiuto: Iddio, largo distributore dei beni e ricompensatore munifico di ogni opera buona, farà quello che noi non sappiamo nemmeno dire per premiare come si deve chi ha compiuto tanto bene.
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Ed ora raccomandiamo vivamente che non rimanga infruttuoso il lavoro compiuto, ed è per questo che fin da questo momento invito il Clero di tutta
Non dimentichino i rev. Parroci di adoperarsi perché riescano bene anche le quattro giornate: la prima pro Università Cattolica il 25 corr. Marzo, la seconda pro Seminario diocesano la prima Domenica di Maggio; la terza pro Azione Cattolica la prima domenica di settembre; la quarta pro Missioni la penultima Domenica di ottobre. In tutte queste Domeniche si deve fare una Comunione Generale, preparata si intende nei giorni precedenti, con speciali preghiere atte allo scopo, e si devono raccogliere le offerte per la causa di cui si tratta in quel giorno; offerte da spedirsi quanto prima in Curia, perché siano inviate al loro fine.
E nella dolce speranza che tutto abbia a riuscire secondo i desideri di Nostro Signore e Nostri, impartiamo al Clero ed al popolo
Dalla Nostra Residenza,
X CARLO Vescovo